Mein Kampf Kabarett

Sinossi e note di regia
Un giovane ragazzo con la passione della pittura, arriva da Braunau sull’Inn, cittadina austriaca ai confini con la Germania, a Vienna per tentare l’esame di ammissione all’Accademia di Belle Arti. Squattrinato, infreddolito e costipato, trova rifugio in un dormitorio in cui vivono l’ebreo Lobkowitz e l’ebreo Herzl. Una storia come tante, se non fosse che quel giovane ragazzo di Braunau sull’Inn altro non è che l’uomo che da lì a qualche anno avrebbe abolito ogni libertà in Germania, causato un conflitto mondiale e ucciso sei milioni di ebrei. MEIN KAMPF di George Tabori è un testo complessissimo, pieno di riferimenti religiosi, storici, intellettuali. MEIN KAMP di George Tabori è una gigantesca riflessione sul senso della vita e della morte, della storia e della fantasia, della verità e della bugia. Niente è come sembra perché tutto si mischia, tutto si può dire, tutto può accadere, tutto si può fare dentro l’ospizio della signora Merschmeyer sito in Vicolo del Sangue a Vienna. L’ ebreo Herzl conduce il gioco. Lui che è un grande bugiardo, forse il più grande bugiardo del mondo, passa il tempo ad aspettare. L’attesa, condizione esistenziale ebraica, è il suo modo di vivere la vita. Herzl aspetta il Messia come aspetta l’amore, l’amicizia… e in quell’attesa sogna un mondo splendido perché ciò che è, è grigio di bugie, e ciò che dovrebbe essere è la verità dell’arcobaleno. Se l’attesa coincide interamente con la vita, l’esistenza è un continuo arrovellarsi, perché tutto ti scorre accanto e poco si è disposti a riconoscere. Amore e complicità, relazioni umane e divine passano nel tempo dell’attesa, l’incapacità di realizzare qualsiasi progetto sconforta, lo sconforto genera infinite riflessioni e ragionamenti, e la vita assume l’aspetto di una opportunità mancata… Tutti tuoi progetti si son ridotti in polvere, Shlomo. Quanto avresti desiderato scatenare la rivoluzione russa, ma quei russi maledetti ti hanno preceduto. Siedo accanto alla stufa e aspetto il Messia, ma non sono sicuro di volerci essere quando verrà. Preferirei che venisse Gretchen pur sapendo che sarò punito per le mie trasgressioni. Nell’attesa e nel dubbio esplodono fantasia e creatività: le bugie diventano l’unico nutrimento irrinunciabile dell’ebreo Herzl. Da lui e con lui prorompono in palcoscenico (mezzo ideale per questa storia) un ventaglio di personaggi stra-ordinari (frutto della sua fantasia?). L’ebreo Lobkowitz che crede di essere (e magari forse lo è veramente) Dio, la vergine Gretchen, la più intima proiezione dell’ebreo Herzl, contemporaneamente sogno d’amore e di erotismo, rappresentante di un mondo femminile che vorrebbe appagarlo ma lo spaventa. Le giornate scorrono all’interno dell’ospizio viennese, le relazioni sempre più forti, le riflessioni sempre più argute… Ma quando sembra che un’improbabile quanto auspicabile amicizia sia ormai nata tra l’ebreo Herzl e il giovane “ariano” di Braunau sull’Inn, arriva la signora Morte per prendersi il futuro Fuhrer, quale suo aiutante prediletto. La storia non si modifica, il futuro degli uomini è segnato dentro il taccuino che la cieca signora dell’Aldilà consulta per avvisare i clienti che l’ora è giunta. Non ci rimane che aspettare il nostro destino. Il senso della Storia rimane interdetto a noi mortali, meraviglie e orrori del passato e del futuro che verrà, non possono trovare spiegazioni umane… Va’ per la tua strada e sappi che tutto rimarrà nascosto e suggellato fino alla fine dei tempi, quando molti saranno ripuliti, purificati e salvati. MEIN KAMPF, rovesciando completamente l’omonimo libro del Fuhrer, è una lezione di vita, perché di attesa e d’incapacità di leggere e ragionare sugli accadimenti della nostra esistenza, di frustrazioni e inumanità, di bramosia di potere e leaderismo siamo ammalati in tanti, (troppi) oggi come ieri. In un contesto siffatto tutto può accadere anche oggi, come quando in quel tempo non tanto lontano, nell’ospizio della signora Merschmeyer, arrivò per caso un giovane di Braunau sull’Inn che da lì a qualche anno, improvvisamente, avrebbe abolito ogni libertà in Germania, causato un conflitto mondiale e ucciso sei milioni di ebrei. Nota a margine Ho aggiunto il sottotitolo KABARETT, al titolo MEIN KAMPF del testo di Tabori. Il Kabarett, da un punto di vista tematico e stilistico faceva spessissimo uso della satira, soprattutto affrontando argomenti legati alla società e alla politica, non ultimo il nazismo. Inoltre l’antisemitismo dilagante in quegli anni colpì duramente anche la comunità degli artisti del Kabarett, perché molti di loro erano ebrei. L’ironia a tratti feroce che pervade il testo, mi ha fatto pensare che questa forma di spettacolo tanto si avvicina allo spirito dell’opera. Infine ho preferito usare il termine Kabarett a Cabaret nel rispetto di una differenziazione proposta dagli stessi studiosi e artisti tedeschi dell’epoca: cabaret indica solo gli spettacoli più piccanti e di grana grossa, mentre il termine Kabarett sarebbe riservato agli intrattenimenti di satira sociale e politica. E intrattenimento di satira sociale e politica mi sembra la definizione più giusta per il tipo di lavoro intrapreso.

Cast e Crediti

Con: Giovanni Arezzo, Francesco Bernava, Egle Doria, Luca Fiorino, Alice Sgroi

Produzione: mezzAria Teatro, 2019

Regia: Nicola Alberto Orofino

Disegno Luci: Carmelo Lombardo

Scene e costumi: Cristina Ipsaro Passione

Assistente allla regia: Gabriella Caltabiano

Foto di scena: Gianluigi Primaverile

Organizzazione: Filippo Trepepi

Di: George Tabori

Sartoria: Grazia Cassetti